Disturbo evitante restrittivo dell’assunzione di cibo (ARFID): significato e cure


Il disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo, noto anche con la sigla ARFID, è una condizione ancora poco conosciuta ma in crescita, soprattutto nei bambini, negli adolescenti e nei giovani adulti.

Non va confuso con i capricci o la “selettività alimentare”: l’ARFID è un disturbo alimentare vero e proprio, riconosciuto dal manuale diagnostico DSM-5.

In questo articolo scoprirai:

  1. che cos’è l’ARFID e come si manifesta,
  2. quali sono le cause più frequenti,
  3. e le strategie di cura più efficaci.
Illustrazione simbolica dell’ARFID con piatto diviso in sezioni, alimenti separati su sfondo pastello e sigla ARFID

Indice

Il dott. Giovanni De Stefano - Biologo Nutrizionista. BIO COMPLETA

Cos’è l’ARFID: definizione e caratteristiche

ARFID sta per Avoidant/Restrictive Food Intake Disorder. Si tratta di un disturbo che porta la persona a evitare o limitare in modo estremo l’assunzione di cibo, senza le motivazioni legate all’immagine corporea che caratterizzano anoressia o bulimia.

Chi soffre di ARFID:

  1. mangia pochissimi alimenti (selettività estrema),
  2. oppure evita il cibo per paura di soffocare, vomitare o sentirsi male,
  3. o ancora, ha una sensibilità sensoriale molto elevata (consistenza, odore, colore).

Non c'è alcuna (malsana) volontà di dimagrire, ma una forte ansia legata al cibo stesso.


Sintomi del disturbo evitante/restrittivo

  1. Alimentazione molto limitata a pochi “cibi sicuri”
  2. Paura intensa del soffocamento o del vomito
  3. Rifiuto di cibi solidi o con certe consistenze
  4. Perdita di peso significativa o mancato aumento nei bambini
  5. Carenze nutrizionali importanti
  6. Interferenza con la vita sociale e familiare (es. evitamento di pasti a scuola o con amici)
  7. Elevato stress emotivo legato al momento del pasto

Nei bambini, il problema spesso si manifesta nei primi anni di vita, ma può persistere fino all’età adulta se non trattato correttamente.


Differenza tra ARFID e “picky eating”

Molti bambini attraversano fasi in cui sono “selettivi” col cibo, ma l’ARFID è molto più severo e duraturo.

Picky Eating
ARFID
Transitorio

Cronico, spesso progressivo

Il bambino accetta nuovi cibi col tempo

Evita attivamente e con angoscia

Nessuna perdita di peso o carenza

Calo ponderale, ritardo crescita, carenze nutrizionali

Non influisce sulla vita sociale

Causa isolamento e ansia durante i pasti


Cause del ARFID

  1. Eventi traumatici legati al cibo (soffocamento, vomito, ricoveri)
  2. Disturbi sensoriali o dello spettro autistico
  3. Ansia generalizzata o fobie specifiche
  4. Storia familiare di disturbi alimentari
  5. Problemi di deglutizione o digestione pregressi

In molti casi, l’ARFID viene sottovalutato o scambiato per “capriccio”, ritardando l’intervento terapeutico.


Diagnosi: quando sospettare ARFID

Il DSM-5 definisce ARFID come:

"Una restrizione dell’assunzione di cibo che porta a perdita di peso, carenze nutrizionali, necessità di integrazione artificiale (es. nutrizione enterale), oppure compromissione psicologica e sociale legata al momento del pasto."

Non c’è paura di ingrassare né distorsione dell’immagine corporea.



Cure e trattamento dell’ARFID

Il trattamento dell’ARFID è multidisciplinare e delicato. Deve coinvolgere:

  1. Psicoterapia infantile o cognitivo-comportamentale (CBT-AR), specifica per l’ARFID
  2. Terapie di desensibilizzazione sensoriale (in caso di ipersensibilità)
  3. Supporto nutrizionale graduale e flessibile
  4. Coinvolgimento dei genitori con tecniche psicoeducative

In alcuni casi può essere necessaria una nutrizione assistita (beveroni, integratori o SNG) come supporto temporaneo.

Domande Frequenti

L’ARFID è un problema solo nei bambini?

No. Anche adolescenti e adulti possono soffrirne, soprattutto se non diagnosticato in età infantile. Può diventare una condizione invalidante anche in età adulta.

È curabile?

Sì. Con il giusto approccio terapeutico e senza forzature, la maggior parte dei pazienti recupera una relazione più equilibrata con il cibo.

È legato all’autismo?

Non necessariamente, ma è più frequente nei soggetti neurodivergenti, soprattutto con sensibilità sensoriale accentuata.

Ci sono esami da fare?

Gli esami servono a monitorare peso, crescita e carenze nutrizionali, ma la diagnosi è clinica e comportamentale, non laboratoristica.

I genitori devono forzare a mangiare?

No. Le forzature peggiorano il rifiuto. Serve accompagnamento empatico e professionale, con strategie graduali e non punitive.