Il disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo, noto anche con la sigla ARFID, è una condizione ancora poco conosciuta ma in crescita, soprattutto nei bambini, negli adolescenti e nei giovani adulti.
Non va confuso con i capricci o la “selettività alimentare”: l’ARFID è un disturbo alimentare vero e proprio, riconosciuto dal manuale diagnostico DSM-5.
In questo articolo scoprirai:
ARFID sta per Avoidant/Restrictive Food Intake Disorder. Si tratta di un disturbo che porta la persona a evitare o limitare in modo estremo l’assunzione di cibo, senza le motivazioni legate all’immagine corporea che caratterizzano anoressia o bulimia.
Chi soffre di ARFID:
Nei bambini, il problema spesso si manifesta nei primi anni di vita, ma può persistere fino all’età adulta se non trattato correttamente.
Consulta la nostra Guida ai Disturbi Alimentari più Comuni.
Molti bambini attraversano fasi in cui sono “selettivi” col cibo, ma l’ARFID è molto più severo e duraturo.
Picky Eating | ARFID |
---|---|
Transitorio | Cronico, spesso progressivo |
Il bambino accetta nuovi cibi col tempo | Evita attivamente e con angoscia |
Nessuna perdita di peso o carenza | Calo ponderale, ritardo crescita, carenze nutrizionali |
Non influisce sulla vita sociale | Causa isolamento e ansia durante i pasti |
Il DSM-5 definisce ARFID come:
"Una restrizione dell’assunzione di cibo che porta a perdita di peso, carenze nutrizionali, necessità di integrazione artificiale (es. nutrizione enterale), oppure compromissione psicologica e sociale legata al momento del pasto."
Il trattamento dell’ARFID è multidisciplinare e delicato. Deve coinvolgere:
Domande Frequenti
No. Anche adolescenti e adulti possono soffrirne, soprattutto se non diagnosticato in età infantile. Può diventare una condizione invalidante anche in età adulta.
Sì. Con il giusto approccio terapeutico e senza forzature, la maggior parte dei pazienti recupera una relazione più equilibrata con il cibo.
Non necessariamente, ma è più frequente nei soggetti neurodivergenti, soprattutto con sensibilità sensoriale accentuata.
Gli esami servono a monitorare peso, crescita e carenze nutrizionali, ma la diagnosi è clinica e comportamentale, non laboratoristica.
No. Le forzature peggiorano il rifiuto. Serve accompagnamento empatico e professionale, con strategie graduali e non punitive.