L’ortoressia nervosa è un disturbo alimentare ancora poco conosciuto ma sempre più diffuso, soprattutto tra chi ha una forte attenzione alla “corretta alimentazione”. Ma quando il mangiare sano diventa un’ossessione, può trasformarsi in una condizione pericolosa per la salute fisica e mentale.

In questo articolo scoprirai:

  1. cosa significa davvero ortoressia,
  2. quali sono i sintomi da non sottovalutare,
  3. e come distinguere la sana alimentazione da un disturbo.
Illustrazione simbolica sull’ortoressia con piatto, etichette dietetiche e titolo in evidenza su sfondo verde tenue

Indice

Il dott. Giovanni De Stefano - Biologo Nutrizionista. BIO COMPLETA

Cos’è l’ortoressia nervosa

Il termine “ortoressia” è stato coniato dal medico Steven Bratman nel 1997. Deriva dal greco orthos (corretto) e orexis (appetito): significa “ossessione per l’alimentazione sana”.

Non è ancora riconosciuta ufficialmente nel DSM-5, al pari di altri disturbi come l'anoressia o il Disturbo Evitante, ma è considerata una forma emergente di disturbo del comportamento alimentare, spesso associata a perfezionismo, rigidità e controllo estremo.


Significato dell’ortoressia: quando “sano” diventa disfunzionale

Chi soffre di ortoressia:

  1. trascorre molte ore al giorno pensando alla qualità dei cibi,
  2. evita alimenti considerati “impuri” (zuccheri, glutine, latticini, additivi…),
  3. si impone regole rigide e autoimposte,
  4. prova ansia o senso di colpa se trasgredisce.

Il focus non è sul peso o sull’aspetto corporeo, ma sulla “purezza” e “correttezza” dell’alimentazione.


Sintomi dell’ortoressia nervosa

  1. Preoccupazione ossessiva per l’origine e la composizione degli alimenti
  2. Pianificazione estrema dei pasti con regole rigide
  3. Evitamento sociale per paura di “cibi sbagliati”
  4. Ansia intensa se si mangia qualcosa di “non previsto”
  5. Perdita di peso o carenze nutrizionali (non sempre presente)
  6. Senso di superiorità morale rispetto a chi non segue lo stesso stile alimentare
  7. Difficoltà di concentrazione, isolamento, senso di colpa

Chi ne soffre può sembrare semplicemente “molto attento alla salute”, ma la qualità della vita è profondamente compromessa.


Conseguenze dell’ortoressia

  1. Calo di peso non intenzionale
  2. Carenze nutrizionali per esclusione di interi gruppi alimentari
  3. Isolamento sociale (rifiuto di cene, eventi, viaggi)
  4. Disturbi dell’umore: ansia, senso di colpa, depressione
  5. Rischio di evoluzione in altri DCA, come anoressia o bulimia atipica

Cause e fattori di rischio

  1. Perfezionismo elevato
  2. Contesto culturale “clean eating”
  3. Influenza di social media, blog, mode detox
  4. Paura della contaminazione, malattie, impurità
  5. Esperienze di controllo o insicurezza

Spesso l’ortoressia nasce come “buona intenzione” per migliorare la salute, ma sfocia in un controllo ossessivo dannoso.


Come affrontarla e curarla

L’ortoressia, come gli altri DCA, non si cura con una semplice dieta. Serve un percorso integrato:

  1. Psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT)
  2. Intervento sul perfezionismo e la flessibilità cognitiva
  3. Lavoro sulla relazione emotiva con il cibo
  4. Educazione nutrizionale basata sull’inclusione, non sulla restrizione
  5. Tecniche di exposure (esposizione graduale ai cibi evitati)

Il primo passo è riconoscere il problema, anche se spesso viene giustificato come “scelta salutare”.

Domande Frequenti

È un disturbo come anoressia o bulimia?

Non è ancora formalmente classificato, ma presenta tratti simili in termini di rigidità, controllo e impatto sulla vita sociale e mentale.

È curabile?

Sì. Con una presa di consapevolezza e un percorso terapeutico mirato, si può recuperare una relazione più libera e sana con il cibo.

Come posso capire se è ortoressia?

Se l’alimentazione “sana” diventa fonte di ansia, esclusione e colpa, e non lascia spazio alla flessibilità → può esserci un disturbo.

Si può avere ortoressia anche con un peso normale?

Assolutamente. Il problema non è il peso, ma il controllo mentale e la rigidità del comportamento.

I social possono alimentare l’ortoressia?

Sì. Profili “healthy”, estremi o disinformati possono influenzare negativamente la percezione del cibo e aumentare il rischio in soggetti vulnerabili.